
Considerati tra i migliori session-man italiani ( tra la fine degli anni 60 e l'inizio dei 70 hanno suonato praticamente con "tutti"), dal nucleo originario de "I Quelli", Mussida, Di Cioccio, Piazza, Premoli si uniscono a Mauro Pagani e danno vita a quello che diventerà il più importante gruppo italiano di progressive (e non solo ) dei '70 nonchè il gruppo italiano più conosciuto all'estero.Nel 1972 esce "Storia di Un Minuto", il loro primo disco. Si può dire , come si dirà nel mondo, che è nato lo "spaghetti prog" e non in senso negativo, è la via italiana al progressive. E'vero che esempi di progressive in Italia c'erano stati anche prima dell'uscita di questo album, non si può dare alla PFM la "patente" di primo disco prog in Italia. Ma sicuramente, è il disco in cui si parla compiutamente il nuovo linguaggio, in maniera originale e non "provinciale".Il disco si presenta con una copertina innovativa rispetto alla media italiana, richiami a De Chirico e alle copertine del prog d'oltre manica.Si parte con " Introduzione ", con chitarre acustiche in evidenza, riff di chitarra elettrica originali, flauti: una bella atmosfera ed un efficace preludio ai suoni che ascolteremo nel resto del disco. Il secondo pezzo - che uscito in 45 giri - ha anticipato l'uscita di "Storia di Un Minuto" , sarà destinato a diventare il più famoso brano del gruppo e uno tra i più belli italiani di sempre : " Impressioni di Settembre ". Struttura grossomodo classica , con strofa "tranquilla" (il testo è di Mogol) , eleganti le parti di chitarra di Franco Mussida, dinamica nel lento incalzare, ha però nel ritornello non cantato il suo momento massimo, con il tema affidato al moog di Flavio Premoli, con il drumming fantasioso di Franz Di Cioccio, il tutto impreziosito dal flauto di Mauro Pagani. E' un grande pezzo, destinato a durare negli anni. Dalla relativa tranquillità dei primi due brani, si passa a " E' Festa ", che miscela ritmiche tradizionali ( una sorta di "saltarello " tipico della musica tradizionale dell'Italia centrale ) a sonorità hard - dovute anche al solido il basso di Piazza (in seguito sostituito da Patrick Dijvas) - ma con moog sempre ben in evidenza. Il pezzo poi cambia: la Pfm non è mai ovvia, le atmosfere classicheggianti del flauto e della chitarra fanno da intermezzo alla ripresa, in puro stile prog, con unisoni e sonorità piene.Si passa quindi a " Dove...Quando " prima e seconda parte. La prima ha dei toni fiabeschi, a tratti medioevali, molto suggestiva la complessiva sonorità. Nella seconda, il tema originale viene stravolto dall'organo, il violino " buca " il suono di prepotenza e l'eccezionale ritmica di Franz Di Cioccio ( con richiami jazz ) fanno di questo pezzo un grande momento strumentale, non solo del disco ma del prog italiano. Il brano si lega poi, in modo molto efficace a " La Carrozza di Hans ", che l'anno prima fece conoscere al pubblico la PFM. Il pezzo è classicamente progressive, ricco di variazioni, suoni accattivanti, la classe e la tecnica dei componenti del gruppo emergono in maniera chiara e indiscutibile. Gustosissimo l'intermezzo "classico" per sola chitarra, il finale ricorda molto ""21st Century Schizoid Man" dei King Crimson.Per il finale del disco , con "Grazie Davvero" si mette in evidenza l'originalità compositiva : sicuramente è il pezzo meno "facile" del disco, ma molto suggestivo oltre che sonoricamente vario (il mellotron è qui sfruttato appieno). L'album è omogeneo, suonato con tanta maestria, l'unico punto debole sono le parti vocali, la PFM patirà l'assenza di un vero vocalist.Con questo album la PFM si presenta al mondo musicale in maniera inequivocabile:in Italia, ma anche all'estero ( ed in paesi come Usa e Inghilterra), queste tre lettere, saranno per sempre sinonimo di grande musica.
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